Malattie immunomediate: diverse ma simili
Ad oggi sono state identificate più di 80 malattie immunomediate. Tuttavia, non è chiaro se gli stessi fattori genetici siano alla base della loro insorgenza. Combinando metodi statistici con studi di associazione genome-wide (GWAS), il Soskic Group ha dimostrato che diverse malattie immunomediate pur avendo profili genetici distinti hanno origine dall’attivazione delle stesse vie di trasduzione del segnale nella stessa tipologia di cellule.
Le malattie immunomediate sono caratterizzate da un’attività anomala delle cellule immunitarie che, in condizioni di salute normali, aiutano l’organismo a combattere gli attacchi esterni. Sia fattori ambientali – come l’esposizione a patogeni – che biologici – come l’ereditarietà e l’età – sono responsabili del malfunzionamento delle cellule immunitarie e possono portare all’insorgenza di malattie immunomediate.
Studi di associazione genome-wide (in inglese genome-wide association study, o GWAS) hanno permesso di identificare centinaia di piccole variazioni (polimorfismi a singolo nucleotide, o SNP) che sono associate a disturbi immunomediati in grandi gruppi di persone. Molti di questi SNP sono implicati nell’insorgenza di diverse malattie immunitarie, suggerendo che i disturbi immunomediati possano derivare da fattori di rischio genetici comuni.
Per testare questa ipotesi, Pietro Demela, Nicola Pirastu e Blagoje Soskic del Population and Medical Genomics Research Centre di Human Technopole hanno applicato metodi statistici per analizzare i dati GWAS della popolazione europea affetta da nove malattie immunomediate (malattia di Crohn, colite ulcerosa, colangite sclerosante primaria, artrite idiopatica giovanile, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, diabete di tipo 1, eczema e asma). I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Communications.
Lo studio ha rivelato che queste malattie rientrano in tre gruppi principali: malattie del tratto gastrointestinale, disturbi reumatici e sistemici e malattie allergiche. Ogni gruppo presenta un pattern specifico di associazioni genetiche con solo pochi loci comuni tra le diverse classi. Sebbene le tre classi presentino un patrimonio genetico molto diverso, i geni associati all’insorgenza della malattia convergono sullo stesso gruppo di vie molecolari che regolano l’immunità e la risposta infiammatoria. In particolare, lo studio ha dimostrato che i geni associati sono coinvolti nell’attivazione delle cellule T e nella segnalazione delle citochine.
“Il nostro studio dimostra che esistono meccanismi genetici comuni che guidano la patogenesi delle malattie immunomediate e suggerisce che l’identificazione di gruppi di malattie immunitarie potrebbe aumentare la possibilità di individuare le cause di una determinata malattia”, afferma Blagoje Soskic, principal investigator e leader della ricerca.
Il team ha quindi utilizzato la piattaforma Open Targets per verificare se le proteine codificate dai geni specifici per una determinata malattia potessero essere potenziali bersagli farmacologici. Hanno scoperto che otto dei 46 geni identificati nei tre gruppi di malattie codificano proteine per le quali farmaci sono già in uso in clinica o in fase di sperimentazione. È importante notare che quattro di questi otto geni sono potenziali nuovi candidati per l’identificazione di nuovi farmaci.
In conclusione, Demela e colleghi dimostrano che le malattie immunomediate possono essere suddivise in diversi gruppi, ciascuno con pattern genetico distinto, e che i fattori di rischio associati a una certa classe di malattie inducono l’attivazione delle stesse vie di trasduzione del segnale nello stesso tipo di cellule immunitarie. Ciò fornisce la prova del ruolo causale di alcuni geni in un determinato gruppo di malattie immunomediate e sarà utile per la scoperta di nuovi potenziali bersagli terapeutici.